La condivisione della conoscenza è anche condivisione della Parola di Dio, anche con i nuovi media dell'era digitale.
Nell’era
del digitale i moderni strumenti di comunicazione diventano anche mezzo di
condivisione di passioni, esperienze, interessi, ecc. All’interno del villaggio
globale, Facebook in primis diventa un vero e proprio universo parallelo dove
si ha la possibilità di conoscere nuova gente e parlare di tutto: dalle gioie
alle sofferenze, di informazione e approfondimento culturale e perché no,
religioso. Una nuova e ulteriore forma di evangelizzazione, insomma, che
integra uno strumento dell’era 2.0 con i canali tradizionali di comunicazione e
che richiede un’analisi profonda sulle opportunità che offre realmente, aldilà
dei sensazionalismi che fanno notizia e muoiono dopo poche ore. Del resto anche
i “grandi della fede” hanno usato nuovi percorsi e mezzi tecnologici e di
comunicazione per diffondere il messaggio del Vangelo in tempi abbastanza
recenti. Si pensi al Papa Emerito Benedetto XVI che saluta i fedeli attraverso
un modernissimo “cinguettio” (Tweet) sul social network Twitter. Ma già Papa
Pio XI nel febbraio del 1931 lanciava il suo primo messaggio via radio; già
allora il pontefice parlava di una tecnologia messa a disposizione delle
relazioni e non della mera propaganda attraverso uno strumento tecnologico che
a quei tempi era la principale forma di comunicazione nelle grandi distanze.
All’interno dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle
Comunicazioni Sociali del 28 febbraio 2011 è stato evidenziata la specificità
degli scambi culturali che avvengono in rete: i nuovi linguaggi che si sviluppano
nella comunicazione digitale determinano, tra le altre cose una capacità
intuitiva ed analitica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già
condividendo sé stesse e la loro visione del mondo: diventano così testimoni di
ciò che da senso alla loro esistenza, all’interno di un contesto culturale e
filosofico, con i propri valori e il proprio linguaggio, cogliendo tutto ciò
che di positivo si trova nella propria tradizione, elevandolo con la sapienza e
la verità. Il contributo dei credenti sulla rete potrà essere d’aiuto per lo
stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso e di valore che la cultura
digitale non è capace di intravedere e rappresentare. Facebook, il social
network più popolare del web, vanta ad oggi più di un miliardo di utenti
attivi. Fondato nel 2004 con la missione di rendere il mondo più aperto e
connesso affinché gli utenti possano esprimere e condividere ciò che è
importante per loro, Fb è uno dei luoghi virtuali dove si possono trovare
comunità interessate a tematiche della vita della Chiesa, gruppi dedicati alla
preghiera e pagine rivolte allo scambio di esperienze e materiali tra educatori
cattolici, come avviene ad esempio nel caso del gruppo “Catechista 2.0” o del
gruppo “Quelli del caffè e non solo”, con la possibilità di leggere e
condividere il Vangelo quotidiano e le Lodi del mattino. WhatsApp è, invece
un’applicazione per smartphone e tablet che consente l’invio, per ora gratuito,
di messaggi di testo ai contatti della propria rubrica telefonica. Alla fine
dello scorso anno sono stati 18 miliardi i messaggi scambiati nel mondo
attraverso quest’applicazione.
Quando
in un gruppo le persone pensano le stesse cose, ciascuno aiuta l’altro,
camminando insieme e condividendo idee e progetti. Sembra essere questo il
carisma della Comunità Canto Nuovo, nata in Brasile nel 1978, che ha come
fondatore il padre salesiano Jonas Abib.
La comunità ha come fine quello di formare uomini e donne nuove per un mondo
nuovo. La sua missione è l’evangelizzazione proprio attraverso i moderni mezzi
di comunicazione: tv, radio, internet e altro ancora. Il network Canto Nuovo in
brasile è sostenuto dalla fondazione Giovanni Paolo II, entità senza fini di
lucro che si mantiene confidando nella Provvidenza. Al centro della sua opera sta
la dignità della famiglia, “cellula madre” della società e la formazione
spirituale di “uomini nuovi in un mondo nuovo”. La comunità è composta da
uomini e donne, giovani e adulti, celibi e sposati, sacerdoti e diaconi e conta
ad oggi più di mille membri.
Tutte
queste iniziative sono sicuramente una novità, ma al contempo sono
un’opportunità. Chiaramente il mondo non si salverà a colpi di clic, ma
probabilmente questo utilizzo dei media servirà ad avvicinare la Chiesa alla
moltitudine di internauti che vivono in simbiosi con le nuove tecnologie ed i
social network. Nasce da questo concetto il superamento del modello
tradizionale del pulpito e dell’assemblea che ascolta il suo pastore. È
sicuramente questo il significato profondamente evangelico dei network sociali
che, da luoghi di relativismo, si
possono trasformare in luoghi della fede. Potrebbe essere, insomma, questo il
primo passo per far “ripartire” la fede,
che poi però ha bisogno di “manifestarsi in mezzo agli altri, imparando ad
uscire da noi stessi per andare incontro agli altri, per andare verso le
periferie dell’esistenza”, come affermato e tanto auspicato da Papa Francesco.
Info & contatti:
e-mail: rosangela.muscetta13@gmail.com
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