giovedì 11 aprile 2013

Alla base della conoscenza


Negli ultimi anni si è tentato di spiegare, in vari modi, cosa si intenda per Knowledge Management (KM). Nel 1986 Karl Wing, autore del libro “Knowledge Management foundations”, enuncia i principi del Knowledge Management, termine da lui coniato. Obiettivo del KM è quello di migliorare l’efficienza dei gruppi collaborativi, esplicitando e mettendo in comune la conoscenza che ogni membro ha maturato durante il suo percorso formativo. I primi investimenti si concentrano soprattutto sullo sviluppo dei mezzi per rendere veloce e semplice l’archiviazione, la descrizione e la comunicazione dei dati e dell’informazione. È in una prima fase, la first generation KM, che si tende a ridurre la gestione della conoscenza, alla sua componente strutturale, l’information communication technology (ICT), che è fondamentale, ma non ne esaurisce le potenzialità. La seconda fase del KM si focalizza su come poter mettere a servizio di tutta l’azienda le conoscenze professionali specifiche di ogni membro. Questa logica spinge il KM a diventare una sorta di “filosofia” della collaborazione e della condivisione negli ambienti di lavoro, che può portare alla produzione di nuova conoscenza.
Non esiste un’unica e conclusiva definizione di KM. In senso lato, il concetto può riferirsi alla preservazione e alla condivisione della conoscenza ed è portato avanti dall’antichità con lo sviluppo di biblioteche e strumenti di comunicazione. Nei tempi più recenti della rivoluzione digitale, chiamiamo KM quel filone di ricerca teorica e applicativa che sviluppa il ciclo della conoscenza all’interno di una comunità di pratica o di apprendimento tramite strumenti dell’ICT.
Il Gartner Group, sostiene che “il Knowledge Management promuove un approccio integrato per identificare, catturare, recuperare, condividere e valutare tutto il patrimonio informativo presente in un’azienda. Questo patrimonio informativo include i database, i documenti, le procedure ma anche le competenze e l’esperienza presente nella testa dei singoli che vi lavorano”.
Secondo l’IT Consult, il KM è “la gestione dell’insieme delle metodologie e degli strumenti informatici che consentono di raccogliere e capitalizzare la conoscenza delle persone che formano un’organizzazione”.
Il KM può essere inoltre definito come la “sistematica, esplicita e deliberata costruzione, applicazione e rinnovamento della conoscenza per massimizzare l’efficacia della base conoscitiva di un’azienda e i relativi benefici”[1].
KM “vuol dire identificare, gestire e valorizzare cosa l’organizzazione sa o potrebbe sapere: skill ed esperienze delle persone, archivi, documenti e biblioteche, relazioni con i clienti e fornitori e altri materiali archiviati in database elettronici”[2].
Allo stesso tempo il KM “è la disciplina manageriale che studia la conoscenza aziendale e che si occupa di individuare le metodologie e gli strumenti atti alla sua gestione attraverso un approccio basato sull’innovazione culturale, organizzativa e tecnologica; tale approccio è finalizzato allo sviluppo di capacità e competenze in grado di aumentare la competitività dell’impresa, ottimizzandone i processi, accorciandone il ‘time to market’ e orientandone le strutture in modo più funzionale al business”[3].
Il KM è descritto come “l’insieme di distinti e ben definiti approcci e processi, progettati per ricercare e gestire, in modo razionale e deliberato, le funzioni conoscitive critiche, positive e negative, lungo i processi operativi, gestionali e di supporto dell’impresa”[4].
Il KM è inoltre riconosciuto come un “approccio sistemico e  sistematico alla gestione dei processi di innovazione e di diffusione dell’innovazione, che è reso possibile da una serie di iniziative con obiettivi comuni, e tutto ciò che è coordinato da un quadro di riferimento unico e coerente che può sviluppare proprie componenti organizzative e tecnologiche come realizzato dall’integrazione di approcci, metodi e tools[5].
Molte di queste definizioni concordano sul fatto che la gestione della “conoscenza” ne richieda la cattura, l’organizzazione, la classificazione e la disseminazione, e vedono questo come il risultato dei modi in cui le informazioni vengono trattate all’interno di un gruppo di persone che interagisce continuamente poiché ad esse interessato.
Così la “tecnologia della conoscenza” dovrebbe occuparsi di metodi e tecniche proprie dell’ICT che consentano l’interazione tra gli utenti tramite strutture e supporti forniti dalle comunità degli utenti stessi, assicurando al contempo uno strumento sufficientemente efficace per la memorizzazione ed il trattamento delle informazioni.
Allo stesso tempo è importante capire cosa si intende per “conoscenza”, distinguendola dal dato e dall’informazione. Alla base di ciò che noi chiamiamo “conoscenza”, infatti, vi è un processo di elaborazione e contestualizzazione del dato grezzo, che da origine all’informazione, che a sua volta, attraverso il processo di apprendimento e (ri)utilizzo diventa “sapere”, “consapevolezza”, “competenza”.
La conoscenza è dunque  il risultato di un processo di apprendimento che consegue dopo l’interiorizzazione dell’informazione, consistente  nell’integrazione di valori, esperienze e notizie, facenti parte di un modello mentale.
E’ importante sottolineare come lo scopo ultimo di un sistema di Knowledge Management non sia solo la memorizzazione delle informazioni, ma il soddisfacimento di bisogni sociali, economici ed accademici dei suoi utenti. Perciò i sistemi IT inseriti in un processo di Knowledge Management dovrebbero avere, in minore o maggior misura, due caratteristiche tecniche:
-          facilitare il lavoro di collaborazione tra gli utenti coinvolti in tale processo;
-          costruire una solida struttura, adatta ad amministrare le informazioni su cui è basata la “conoscenza” da gestire.
In definitiva il KM ha per obiettivo il miglioramento in termini di efficacia, efficienza, qualità e innovazione dei processi aziendali attraverso la sistematica, strutturata e continua trasformazione dell’informazione (intesa come insieme di fatti e dati organizzati in modo da descrivere una particolare situazione o condizione) in conoscenza, in quanto insieme di fatti, verità e credi, prospettive e concetti, giudizi e aspettative, metodologie e know-how accumulati, integrati e detenuti da un’impresa lungo un adeguato arco temporale e disponibili per applicazioni operative di business nella gestione di specifiche situazioni e problemi dell’attività giornaliera.
In generale, un glossario intende essere un utile strumento a sostegno della comprensione dei principali termini e locuzioni riguardanti un determinato ambito o argomento. Il Glossario di termini ICT & KM “Alla base della conoscenza” vuole essere un catalogo ragionato dei nuovi approcci alle nuove applicazioni delle tecnologie ICT indotte da normative, iniziative e progetti, che interessano le attività della PA, aziendali e formativo-didattiche, in un'ottica di Knowledge Management, di collaborative learning e di economia della conoscenza, che sottostanno all’universo “conoscenza”, come radici imprescindibili di un’organizzazione che impara a conoscere (learning organization), accrescendo le proprie competenze ed esperienze in relazione al contesto (sociale, culturale ed economico) nel quale si trova quotidianamente ad operare. Un’immagine rappresentativa di tali “radici della conoscenza” è il testo enciclopedico l’Albero della Scienza di Raimondo Lullo, che risulta essere un tentativo di unificare tutto il sapere in uno schema gerarchico. L'arte di Lullo tende risolvere ogni problema attraverso la sua scomposizione in parti sempre più piccole. L'insieme delle scienze si collegano fra di loro configurando un albero ove la trama dei concetti raffigura la realtà del mondo.


[1] Definizione di Karl Wiing in LIEBOWITZ (1999); traduzione di Alessandro Bottin.
[2] Definizione di Thomas H. Davenport.
[3] Definizione di C. Sorge in “Gestire la conoscenza”, Sperling & Kupfer Editori (2000).
[4] Definizione di Karl Wiing.
[5] Definizione tratta da “il contributo delle tecnologie informatiche per la gestione delle conoscenze d’impresa: gli strumenti per il knowledge management”; 15 maggio 2000, ASAM, Università Cattolica del Sacro Cuore.



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