Negli ultimi
anni si è tentato di spiegare, in vari modi, cosa si intenda per Knowledge Management (KM). Nel 1986 Karl
Wing, autore del libro “Knowledge Management foundations”, enuncia i principi
del Knowledge Management, termine da lui coniato. Obiettivo del KM è quello di
migliorare l’efficienza dei gruppi collaborativi, esplicitando e mettendo in
comune la conoscenza che ogni membro ha maturato durante il suo percorso
formativo. I primi investimenti si concentrano soprattutto sullo sviluppo dei
mezzi per rendere veloce e semplice l’archiviazione, la descrizione e la
comunicazione dei dati e dell’informazione. È in una prima fase, la first generation KM, che si tende a
ridurre la gestione della conoscenza, alla sua componente strutturale, l’information communication technology (ICT),
che è fondamentale, ma non ne esaurisce le potenzialità. La seconda fase del KM
si focalizza su come poter mettere a servizio di tutta l’azienda le conoscenze
professionali specifiche di ogni membro. Questa logica spinge il KM a diventare
una sorta di “filosofia” della collaborazione e della condivisione negli ambienti
di lavoro, che può portare alla produzione di nuova conoscenza.
Non esiste
un’unica e conclusiva definizione di KM. In senso lato, il concetto può
riferirsi alla preservazione e alla condivisione della conoscenza ed è portato
avanti dall’antichità con lo sviluppo di biblioteche e strumenti di
comunicazione. Nei tempi più recenti della rivoluzione digitale, chiamiamo KM
quel filone di ricerca teorica e applicativa che sviluppa il ciclo della
conoscenza all’interno di una comunità di pratica o di apprendimento tramite
strumenti dell’ICT.
Il Gartner
Group, sostiene che “il Knowledge Management promuove un approccio integrato
per identificare, catturare, recuperare, condividere e valutare tutto il
patrimonio informativo presente in un’azienda. Questo patrimonio informativo
include i database, i documenti, le procedure ma anche le competenze e
l’esperienza presente nella testa dei singoli che vi lavorano”.
Secondo l’IT
Consult, il KM è “la gestione dell’insieme delle metodologie e degli strumenti informatici
che consentono di raccogliere e capitalizzare la conoscenza delle persone che
formano un’organizzazione”.
Il KM può essere
inoltre definito come la “sistematica, esplicita e deliberata costruzione,
applicazione e rinnovamento della conoscenza per massimizzare l’efficacia della
base conoscitiva di un’azienda e i relativi benefici”[1].
KM “vuol dire
identificare, gestire e valorizzare cosa l’organizzazione sa o potrebbe sapere:
skill ed esperienze delle persone, archivi, documenti e biblioteche, relazioni
con i clienti e fornitori e altri materiali archiviati in database elettronici”[2].
Allo stesso
tempo il KM “è la disciplina manageriale che studia la conoscenza aziendale e
che si occupa di individuare le metodologie e gli strumenti atti alla sua gestione
attraverso un approccio basato sull’innovazione culturale, organizzativa e
tecnologica; tale approccio è finalizzato allo sviluppo di capacità e
competenze in grado di aumentare la competitività dell’impresa, ottimizzandone
i processi, accorciandone il ‘time to
market’ e orientandone le strutture in modo più funzionale al business”[3].
Il KM è
descritto come “l’insieme di distinti e ben definiti approcci e processi,
progettati per ricercare e gestire, in modo razionale e deliberato, le funzioni
conoscitive critiche, positive e negative, lungo i processi operativi,
gestionali e di supporto dell’impresa”[4].
Il KM è inoltre riconosciuto
come un “approccio sistemico e
sistematico alla gestione dei processi di innovazione e di diffusione
dell’innovazione, che è reso possibile da una serie di iniziative con obiettivi
comuni, e tutto ciò che è coordinato da un quadro di riferimento unico e
coerente che può sviluppare proprie componenti organizzative e tecnologiche
come realizzato dall’integrazione di approcci, metodi e tools”[5].
Molte di queste
definizioni concordano sul fatto che la gestione della “conoscenza” ne richieda
la cattura, l’organizzazione, la classificazione e la disseminazione, e vedono
questo come il risultato dei modi in cui le informazioni vengono trattate
all’interno di un gruppo di persone che interagisce continuamente poiché ad
esse interessato.
Così la
“tecnologia della conoscenza” dovrebbe occuparsi di metodi e tecniche proprie
dell’ICT che consentano l’interazione tra gli utenti tramite strutture e
supporti forniti dalle comunità degli utenti stessi, assicurando al contempo
uno strumento sufficientemente efficace per la memorizzazione ed il trattamento
delle informazioni.
Allo stesso
tempo è importante capire cosa si intende per “conoscenza”, distinguendola dal
dato e dall’informazione. Alla base di ciò che noi chiamiamo “conoscenza”,
infatti, vi è un processo di elaborazione e contestualizzazione del dato
grezzo, che da origine all’informazione, che a sua volta, attraverso il
processo di apprendimento e (ri)utilizzo diventa “sapere”, “consapevolezza”, “competenza”.
La conoscenza è
dunque il risultato di un processo di
apprendimento che consegue dopo l’interiorizzazione dell’informazione,
consistente nell’integrazione di valori,
esperienze e notizie, facenti parte di un modello mentale.
E’ importante
sottolineare come lo scopo ultimo di un sistema di Knowledge Management non sia
solo la memorizzazione delle informazioni, ma il soddisfacimento di bisogni
sociali, economici ed accademici dei suoi utenti. Perciò i sistemi IT inseriti
in un processo di Knowledge Management dovrebbero avere, in minore o maggior
misura, due caratteristiche tecniche:
-
facilitare
il lavoro di collaborazione tra gli utenti coinvolti in tale processo;
-
costruire
una solida struttura, adatta ad amministrare le informazioni su cui è basata la
“conoscenza” da gestire.
In definitiva il
KM ha per obiettivo il miglioramento in termini di efficacia, efficienza,
qualità e innovazione dei processi aziendali attraverso la sistematica,
strutturata e continua trasformazione dell’informazione (intesa come insieme di
fatti e dati organizzati in modo da descrivere una particolare situazione o
condizione) in conoscenza, in quanto insieme di fatti, verità e credi, prospettive
e concetti, giudizi e aspettative, metodologie e know-how accumulati, integrati
e detenuti da un’impresa lungo un adeguato arco temporale e disponibili per
applicazioni operative di business nella gestione di specifiche situazioni e
problemi dell’attività giornaliera.
In generale, un
glossario intende essere un utile strumento a sostegno della comprensione dei
principali termini e locuzioni riguardanti un determinato ambito o argomento.
Il Glossario di termini ICT & KM “Alla base della conoscenza” vuole essere
un catalogo ragionato dei nuovi approcci alle nuove applicazioni delle
tecnologie ICT indotte da normative, iniziative e progetti, che interessano le
attività della PA, aziendali e formativo-didattiche, in un'ottica di Knowledge
Management, di collaborative learning e di economia della conoscenza, che
sottostanno all’universo “conoscenza”, come radici imprescindibili di
un’organizzazione che impara a conoscere (learning organization), accrescendo
le proprie competenze ed esperienze in relazione al contesto (sociale,
culturale ed economico) nel quale si trova quotidianamente ad operare.
Un’immagine rappresentativa di tali “radici della conoscenza” è il testo
enciclopedico l’Albero della Scienza di Raimondo Lullo, che risulta essere un tentativo di unificare
tutto il sapere in uno schema gerarchico. L'arte di Lullo tende risolvere ogni
problema attraverso la sua scomposizione in parti sempre più piccole. L'insieme
delle scienze si collegano fra di loro configurando un albero ove la trama dei
concetti raffigura la realtà del mondo.
[1]
Definizione di Karl Wiing in LIEBOWITZ (1999); traduzione di Alessandro Bottin.
[2]
Definizione di Thomas H. Davenport.
[3]
Definizione di C. Sorge in “Gestire la conoscenza”, Sperling & Kupfer
Editori (2000).
[4]
Definizione di Karl Wiing.
[5]
Definizione tratta da “il contributo delle tecnologie informatiche per la
gestione delle conoscenze d’impresa: gli strumenti per il knowledge
management”; 15 maggio 2000, ASAM, Università Cattolica del Sacro Cuore.
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