venerdì 3 ottobre 2014

Potere e crisi politica

“La globalizzazione ha globalizzato il vero potere scavalcando la politica. I governi non hanno più un potere o un controllo dei loro paesi perché il potere è ben al di là dei territori. Sono attraversati dal potere globale della finanza, delle banche, dei media, della criminalità, della mafia, del terrorismo… Ogni singolo potere si fa beffe facilmente delle regole e del diritto locali. E anche dei governi.”

“La mancanza di decisioni e l’impotenza dei governi attivano atteggiamenti nazionalistici di popolazioni che si sentivano meglio tutelate dal vecchio sistema. Viviamo in una condizione di vuoto, paragonabile all’idea di interregnum di cui parlava Gramsci: c’è un vecchio sistema che non funziona più ma non ne abbiamo ancora uno alternativo, che ne prenda il posto.” - Globalizzazione del potere e crisi della politica. (Zygmunt Bauman)


Di seguito un bell’articolo, nella sua traduzione italiana e nella sua versione originale, sul rapporto tra potere e crisi, a cura del Dott. JORGE CORRADO, Coordinatore Generale Accademico, Facoltà di Diritto e Scienze Politiche, presso l’Universidad Catòlica de la Plata e Vicepresidente Instituto de Estudios Estratégicos de Buenos Aires.


Potere e crisi politica
Dr. Jorge Corrado


Con il presente articolo cercheremo identificare le cause alla base della decadenza politica nazionale. La crisi politica endemica che oggi ci interessa, ha come origine la carenza storica di un adeguato sviluppo della nostra stessa cultura politica, che impedisce la formazione di veri e propri leaders che possano incarnare i valori essenziali della nostra Nazione. L’assenza di trasporto emotivo, connessa a crisi gravi del sistema e all’assenza di poteri forti e sani, sono alla base della ‘classe politica’. Ciò impedisce o rende difficoltosa l’azione comunitaria e dinamica per attualizzare la possibilità di adattamento degli strumenti istituzionali rispetto al veloce processo di sviluppo promosso dalla rivoluzione tecnologica e della conoscenza su scala planetaria.
Tenteremo di descrivere il concetto di potere, le sue caratteristiche, le sue tipologie, individuando quali debbano essere le caratteristiche di un vero leader. Il suo vincolo strategico e il suo valore centrale: la sua rappresentatività culturale. Tenteremo sinteticamente di spiegare questa carenza che oggi diventa patetica, attraverso i livelli di crisi estrema raggiunti dal nostro sistema politico.
‘Una condizione ineludibile del profilo generale, è proprio essere un uomo con valori, per gestire responsabilmente l’impatto organizzativo sociale e comunitario’. (PAZ)
‘Per essere un leader sono fondamentali due requisiti: accettare che tale status non ha diritto a particolare privilegi fino alla durata della carica e riconoscere che il capo di un’organizzazione deve imporre a sé stesso un modello di integrità da proporre come esempio agli altri. Deve quindi essere una connessione di fatti e parole’. (Drucker)
‘La gente oggi giorno è ansiosa di incontrare non un ‘capo sagace’, ma un leader coerente e autentico, poiché sa che solo lui ha in sé i valori della chiarezza e della forza per guidarla in maniera corretta, evitando le ‘facili scorciatoie’ che l’allontanano dai veri successi’. (Senge)
È così chiaro il carattere artistico che definisce il leader, che il ‘Manuale Operativo dell’Esercito degli Stati Uniti’ lo identifica in questo modo quando afferma: ‘Comandare più che un’arte è una scienza. Sul campo di battaglia è frequente farsi guidare dall’intuito e dai sensi, guadagnando anni di pratica e di studio’.
Nella sua essenza originaria avere potere significa comandare. In una mandria animale viene premiata la forza di più vigorosi, con la conseguente sottomissione e obbedienza dei più deboli che ne fanno parte. I branchi di lupi sono una rappresentazione perfetta di tutto ciò, poiché al loro interno il dominio percepibile di un leader motiva i movimenti strategici, sia nel momento della difesa dagli attacchi da parte di altri predatori, sia nel momento dell’attacco alle prede.
Attraverso questo quadro evolutivo, l’uomo si consolidò nel dominio del suo ambiente e fece conoscenza della guerra come un’esigenza per dimostrare lo sviluppo delle sue qualità strategiche e della sua naturale attitudine al comando. La guerra, non solo si convertì presto nello spazio entro il quale il capo affermava il suo dominio tra i suoi subordinati, ma allo stesso tempo lo rafforzo rispetto al suo ambiente. La sottomissione dei popoli fu una costante nei primi tempi e furono proprio questi leader gli incaricati di formare i primi imperi.
Aristotele enuncia con durezza questo concetto, quando dice: ‘L’atto di mandare e essere mandato appartiene alle cose, non solo per procurare vantaggio a qualcuno in determinati affari e direttamente dal suo luogo di origine, alcuni sono destinati a essere mandati e altri a mandare’. Sebbene questa riflessione definisce la rottura con un’epoca, nella quale la schiavitù era permessa, è ripresa da Einstein in un contesto differente, quando afferma: ‘Se, è chiaro, che per raggiungere qualche obiettivo bisogna trovare qualcuno che pensi e disponga. Un responsabile.’
Secondo gli storici, avere il potere non significa solo affrontare gli altri, secondo uno schema di dominio e sottomissione. Comandare significa allora ‘avere la capacità di riunire le persone attorno a un obiettivo specifico e essere allo stesso tempo capace di condurre con esemplarità lo sforzo sinergico per raggiungere lo stesso obiettivo’.
Se riprendiamo la definizione di Strategia del Dizionario di Difesa degli Stati Uniti: ‘Strategia significa l’arte e la scienza dello sviluppo e dell’uso delle forze politiche, economiche, psicologiche e militari, come elementi essenziali nel tempo di pace e di guerra, per determinare il massimo supporto delle politiche, allo scopo di incrementare le probabilità e le conseguenze favorevoli della vittoria e la lettura delle possibilità di sconfitta’. Questa definizione permette di vedere che la relazione tra potere e strategia è molto stretta. Il punto di vicinanza è il fatto che il leader incarna le strategie, attraverso la sua personalità, il suo esempio, la sua testimonianza e soprattutto attraverso la sua tenacia nel raggiungere e perseguire gli obiettivi prefissati.
Avere il potere, dunque significa avere una grande responsabilità per un comandante di un esercito. Questa responsabilità realizza la probabilità di vittoria o sconfitta. Tale alternativa esige nel leader lo sviluppo di due grandi destrezze, sotto il piano psicologico e sotto il piano intuitivo.
Sotto l’aspetto personale, deve incarnare i valori della cultura che rappresenta. Il leader deve essere capace di convertirsi in un esempio, in modo tale che la sua autorità morale gli permetta l’adesione sincera e relegata dei suoi seguaci. In altre parole: deve legittimare la sua autorità e il suo potere. Inoltre, il leader deve avere un intuito raffinato per abbracciare la ‘profezia’ che lo ispira, nel suo orientamento e slancio verso il futuro. È questa capacità prospettiva quella che permette la definizione degli obiettivi operativi e di come raggiungerli. Leggendo l’Arte della Guerra di Sun Tzu e alcuni altri scrittori cinesi, datati il cinquecento avanti Cristo, si richiama molto l’attenzione all’enfasi che si ha riguardo la realizzazione personale del leader. Sebbene questi primi trattati sulla strategia militare potrebbero suggerire la discussione su una grande quantità di strumenti tattici per la guerra, al contrario, riflettono i valori più profondi legati al Confucianesimo. Contrasta inizialmente con il dettagliato studio condotto sull’arte della guerra di Clausewitz, nel suo classico Della Guerra. Sebbene il rapporto tra i due libri è prezioso, è importante notare che, con due mila anni di anticipo, Sun Tzu e i suoi contemporanei, come Sun Bin, tra gli altri, riuscirono a elevare l’ambito militare a un livello superiore, in cui il leader è il protagonista fondamentale grazie al fatto che riesce a combinare positivamente tutti i valori culturali. E così Sun Binm nella sua opera I Metodi Militari, conclude dicendo: ‘ L’implementazione della virtù è il grande ricorso dell’armata’. Alcuni autori, studiosi dei classici cinesi, affermano: ‘il legislatore, membro del governo, deve coltivare le virtù riconosciute universalmente: benevolenza, rettitudine, lealtà, credibilità, sincerità, coraggio e saggezza’.
Da quanto espresso si può concludere dicendo che il leader è allo stesso tempo il prodotto della cultura nella quale si districa, in cui riesce a raggruppare tutti questi valori caratterizzanti la cultura stessa attorno a sé. In prima istanza, l’obiettivo fondamentale nella formazione del capo deve essere il rafforzamento dei valori propri di ogni cultura.
Le possibilità di comunicazione, ai giorni nostri hanno abbattuto le frontiere culturali. Allo stesso tempo, il leader deve avere la capacità di conciliare i suoi valori con quelli della relativa cultura di appartenenza.
L’abilità del leader in questo processo di accomodamento, è radicata dal sapere identificare i punti di conflitto e incompatibilità, al fine di trovare il modo di risolverli. Questo processo di conciliazione non deve significare l’abbandono della cultura. Al contrario, deve essere una semplice evoluzione di questa fino alla sua riaffermazione.
Nel leader si manifesta l’enorme responsabilità di comandare il processo di evoluzione, all’interno della civilizzazione universale, confermando la propria e immodificabile cultura.
Tra i grandi pericoli del cattivo esercizio del potere, si sottolinea la capacità di modificare le essenze culturali. La perdita di identità. Per questo il leader è come un programmatore incaricato di modificare un programma sorgente. La storia è piena di casi in cui il processo di evoluzione è caduto in mano a leader falsi, guidati da una mera ideologia, con i suoi miti, che alla fine hanno alterato il corso di una Nazione nel suo destino. Nonostante la difficile definizione dei valori universali che danno la capacità di gestire il potere, lo studio biografico di grandi leader esistiti nel corso della storia permette di identificare una serie di qualità comuni alla maggior parte di essi, che possono essere individuati come la piattaforma fondamentale descrittiva del potere stesso. Che una persona racchiuda in sé la comunione di tutte queste qualità, non può essere normale. In effetti, i leader della storia generalmente si differenziano l’uno dall’altro. È la forza con cui perseguono i propri progetti, ciò che permette di capire ciò che li contraddistingue dai loro contemporanei.
L’ESEMPIO DEL LIBERATORE, E’ LA DIMOSTRAZIONE PIU’ CURATA.
Possiamo stabilire tre tipi di leader: strategico, operativo e teorico. In un percorso per l’organizzazione gerarchica, è possibile incontrare tutti gli stili.
- Il leader strategico è il ‘profeta’. È il ‘grade stratega’ o ‘statista’. È percettivo e di alta astrazione. La sua visione lo colloca fondamentalmente al vertice della piramide organizzativa. Incarna i valori più profondi della cultura e la sua capacità programmatoria gli permette di identificare le opportunità dove altri non riescono. È il vero ‘saggio’, che incorpora le virtù di una cultura e interpreta la dinamica del suo tempo. Normalmente deve lottare in solitudine.
- Il leader operativo basa la sua forza nel suo disimpegno tattico, nel suo coraggio, nella sua audacia, il suo spirito innovatore, la sua capacità di adattamento rapido ai cambiamenti, la sua tenacia. Allo stesso tempo, la sua attitudine di fronte al rischio è alta. Con valenza e coraggio diventa un esempio per i suoi uomini.
- Il leader teorico è colui che si concentra nello studio di una strategia pura. La sua formazione è altamente accademica e si basa sullo studio a fondo degli eventi storici, simile alla metodologia casistica nello studio dell’amministrazione. La sua importanza è fondamentale nella creazione di alternative strategiche per la risoluzione di conflitti.
Generalmente è complemento naturale del lavoro compito dal leader strategico. Per le stesse ragioni, la sua posizione naturale è di consulente di Stato Maggiore di Gabinetto.
Nel ‘leader trasgressore’ coesistono i tre citati tipi di leader. È la possibilità di unificare i livelli, oltrepassando i paradigmi. È l’eccezione storica che segna una svolta nell’essere riconosciuto dal popolo. Il più grande capitale di una Nazione è avere a capo un ‘vero leader trasgressore’. O per meglio dire SAGGIO.
Questo insieme di sfumature è stato riassunto da Henry Bergson, cuando dice:
‘Bisogna agire come uomo di pensiero e pensare come uomo di azione’.
I valori condivisi esprimono l’essenza di un’organizzazione. Individuano le aspettative, demarcano allineamenti e stabiliscono ciò che è fondamentale per la trasformazione e la crescita. Ponendo enfasi ai valori, il leader segnala ciò che non cambierà, dando alla propria gente un’ancora, in una marea di incertezza e in un contesto strategico, al fine di prendere decisioni in merito ad azioni che svilupperanno la volontà collettiva.
Il leader vive di valori, di etica, di cultura e si conserva nelle sue testimonianze
Niente è più lontano della patetica immagine dei politici che oggi ci ‘governano’. Iniziare a comprendere la differenza tra un saggio, un leader strategico, conduttore di un popolo a partire dalla sua grandezza e un semplice riscossore degli erari pubblici, è cominciare a capire le vere cause del nostro degrado come Nazione.



Liderazgo y Crisis Política
Dr. Jorge Corrado

En el presente artículo nos introduciremos en las causas profundas de nuestra decadencia como Nación. La crisis p...olítica endémica que hoy nos aplasta, tiene como origen la carencia histórica de un adecuado desarrollo de nuestra cultura política, que impide la formación de verdaderos líderes que encarnen los valores centrales de nuestra Nación. Dicha carencia acarrea, entre otras falencias graves, la ausencia de liderazgos fuertes y sanos, en la llamada “clase política”. Ello impide o dificulta la acción comunitaria y dinámica para el esfuerzo de adaptación de los instrumentos institucionales al acelerado proceso civilizatorio, impulsado por la revolución tecnológica y del conocimiento, a escala planetaria.

Describiremos el concepto de liderazgo, sus características, sus tipos y cuales deben ser las características que debe presentar un verdadero líder. Su vinculación con la estrategia y su valor central: su representatividad cultural. Trataremos sintéticamente de dar luz sobre esta carencia que hoy se hace patética, a través de los niveles de crisis terminal alcanzados por nuestro sistema político.
“Una condición ineludible del perfil gerencial, es ser un hombre de valores, para liderar la responsabilidad de las organizaciones por el impacto social y comunitario.”
Paz

“Para ser un líder existen dos requisitos: Aceptar que el rango no confiere privilegios sino que acarrea responsabilidades y reconocer que el líder de una organización tiene que imponerse una integridad personal para ser ejemplo. Debe haber una congruencia de hechos y palabras.”
Drucker

“La gente de hoy está ansiosa de encontrar no al “jefe sagaz” sino al líder congruente y auténtico, pues saben que sólo él tiene la claridad y la fortaleza para guiarla por el camino correcto, evitando los “atajos fáciles” que la alejan de los verdaderos triunfos.”
Senge

Es tan claro el carácter artístico que rodea al líder, que el Manual de Operaciones del Ejército de los Estados Unidos así lo acepta, cuando afirma: “Comandar es más un arte que una ciencia. En el campo de batalla, es frecuente guiarse por la intuición y el olfato, ganados en años de práctica y estudio”.

En su esencia más primitiva, liderar significa dominar. Las manadas de animales premian la fortaleza de los más fuertes con la sumisión y obediencia de los más débiles de la manada. Las agrupaciones de lobos son una perfecta muestra de ello, ya que en ellas el dominio visible de un líder responsabiliza a éste de los movimientos estratégicos, tanto a la hora de la defensa frente a otros depredadores, como a la hora del ataque de las diferentes presas.
A través de este cuadro evolutivo, el hombre se consolidó en el dominio del entorno y encontró en la guerra la mayor exigencia para el desarrollo de sus cualidades estratégicas y sus actitudes de liderazgo. La guerra no sólo se convirtió en el espacio en el cual el líder afirmaba su dominio sobre sus subordinados, sino que también lo afianzaba frente a su entorno. El sometimiento de pueblos fue la constante en los primeros tiempos y fueron esos líderes los encargados de conformar los primeros imperios.
Aristóteles enuncia con cierta crudeza este concepto, cuando dice: “Mandar y ser mandado pertenece a las cosas, no sólo necesarias sino provechosas y aún en ciertas cosas y directamente desde su origen, unos seres se destinan a ser mandados y otros a mandar.” Si bien esta reflexión refleja las desigualdades de una época, en la que la esclavitud era permitida, es reafirmada luego por Einstein en un contexto diferente, cuando dice: “Sé, claro está, que para alcanzar cualquier objetivo hace falta alguien que piense y que disponga. Un responsable.”
Según lo anterior, liderar no sólo es ponerse al frente de los demás, en un esquema de dominio y sumisión. Liderar significa entonces “la capacidad de aglutinar las personas alrededor de un objetivo determinado y ser capaz de conducir con ejemplaridad el esfuerzo sinérgico, para alcanzar un objetivo”.
Si nos remitimos a la definición de Estrategia del Diccionario del Departamento de Defensa de los Estados Unidos “Estrategia es el arte y ciencia del desarrollo y uso de las fuerzas políticas, económicas, psicológicas y militares, como sean necesarias en tiempos de paz y de guerra, para alcanzar el máximo soporte de las políticas, en orden de incrementar las probabilidades y las consecuencias favorables de victoria y la lectura de las posibilidades de derrota” Esta definición permite ver que la relación entre liderazgo y estrategia es cercana. El punto que las aproxima es que el líder encarna las estrategias, a través de su personalidad, de su ejemplaridad, de su testimonio y por sobre todo de su tenacidad para obtener y retener los objetivos impuestos.
Liderar entonces, significa una gran responsabilidad para el conductor que la ejerce. Esta responsabilidad descansa en la probabilidad de éxito o de fracaso. Esta alternativa exige en el líder el desarrollo de dos grandes destrezas, en el plano psicológico y el plano intuitivo.
En el aspecto personal, debe corporizar los valores de la cultura que representa. El líder debe ser capaz de convertirse en ejemplo, de modo tal que su autoridad moral le permita la adhesión franca y sacrificada de sus seguidores.En otras palabras: debe legitimar su autoridad y su poder. Además, el líder debe tener percepciones refinadas para abarcar la “profecía” que lo inspira, en su orientación y rumbo hacia el futuro. Es esta capacidad prospectiva la que le permite la definición de los objetivos operativos y el cómo lograrlos.
Al leer el Arte de la Guerra de Sun Tzu y algunos otros escritores chinos, que datan de hasta quinientos años antes de Cristo, llama mucho la atención el énfasis que se hace en el desarrollo personal del líder. Si bien estos primeros tratados sobre estrategia militar podrían sugerir la discusión de una gran cantidad de recursos tácticos para la guerra, por el contrario, reflejan los más profundos valores legados por el Confusionismo. Contrasta lo anterior con el detallado estudio hecho del arte de la guerra por Clausewitz, en su reconocido clásico De la Guerra. Si bien el legado de ambos libros es valioso, es importante anotar que, con dos mil años de anterioridad, Sun Tzu y sus contemporáneos, como Sun Bin, entre otros, lograron trascender del campo militar a un nivel estratégico superior, en donde el líder es protagonista fundamental, gracias a que logra combinar positivamente todos los valores de la cultura. Es así como Sun Bin, en su obra Los Métodos Militares, llega a concluir que: “La implementación de la virtud es el gran recurso de la armada”. Algunos autores, estudiosos de los clásicos chinos, afirman: “el legislador, miembro del gobierno, debe cultivar las virtudes reconocidas universalmente: benevolencia, rectitud, lealtad, credibilidad, sinceridad, coraje y sabiduría.”
De lo expresado puede concluirse que el líder es también el producto de la cultura en la cual se desenvuelve, gracias a que logra aglutinar todos los valores de ésta alrededor de sí. En primera instancia, el objetivo fundamental en la formación de líderes debe ser el fortalecimiento de los valores propios de cada cultura.
Las posibilidades de comunicación, en nuestros días, han desvirtuado las fronteras con culturales. Por lo mismo, el líder debe tener la capacidad de conciliar sus propios valores con los de las culturas relacionadas. La maestría del líder, en este proceso de conciliación, radica en saber identificar los puntos de conflicto o incompatibilidad, para generar la manera de resolverlos. Este proceso de conciliación no debe significar un abandono de la cultura. Por el contrario, debe ser una simple evolución de ésta hacia su reafirmación.
En el líder se centra la enorme responsabilidad de comandar el proceso de evolución, dentro de la civilización universal, reteniendo la propia e incambiable cultura.
Entre los grandes peligros del mal ejercicio del poder, se destaca la capacidad de modificar las esencias de la cultura. La pérdida de la Identidad. Por eso el líder es como el programador a cargo de alterar un programa fuente. La historia está llena de casos en los cuales el proceso de evolución ha caído en poder de líderes falsos, guiados por una mera ideología, con sus mitos, que a la postre han violentado el curso de una Nación hacia su destino.No obstante la difícil definición de los valores universales que hacen a la capacidad de liderazgo, el estudio biográfico de los grandes líderes exitosos de la historia permite identificar una serie de cualidades comunes a la mayoría de ellos, que pueden ser señaladas como la plataforma fundamental del liderazgo. Que una persona logre en sí misma la comunión de todas esas cualidades, no podría ser normal. En efecto, los líderes de la historia generalmente se destacan en una o dos de ellas. Es la fuerza con la que asumen sus proyectos, la que les permite lograr esa diferenciación del resto de sus contemporáneos. EL EJEMPLO DEL LIBERTADOR, ES LA MUESTRA MAS ACABADA DE ELLO.
Podemos establecer tres tipos de liderazgos: estratégicos, operacionales y teóricos. En una recorrida por las organizaciones jerárquicas, es posible encontrar todos los estilos.

• El líder estratégico es el “profeta”. Es el “gran estratega” o “estadista”. Es perceptivo y de alta abstracción. Su visión lo coloca fundamentalmente en la cumbre de la pirámide organizacional. Encarna los más profundos valores de la cultura y su capacidad prospectiva le permite identificar las oportunidades en donde otros no las ven. Es el verdadero “sabio”, que corporiza las virtudes de una cultura e interpreta la dinámica de su tiempo. Normalmente debe lidiar en soledad.

• El líder operacional basa su fuerza en su gran desempeño táctico, en su coraje, su audacia, su espíritu innovador, su adaptación rápida a los cambios, su tenacidad. Por lo mismo, su aptitud frente al riesgo es alta. Con valentía y coraje logra convertirse en ejemplo permanente al frente de sus hombres.
• El líder teórico es aquél cuyo fuerte se centra en el estudio de la estrategia pura. Su formación es altamente académica y se basa en el estudio a fondo de los eventos históricos, similar a la metodología casuística en el estudio de la administración. Su importancia radica en la generación de alternativas estratégicas para la solución de los conflictos.

Generalmente, es complemento natural de la labor comprendida en el liderazgo estratégico. Por lo mismo, su posición natural es de asesor en los Estados Mayores y Gabinetes.
En el “líder trasgresor” coexisten los tres tipos de liderazgos. Es la posibilidad de unificar los niveles, excediendo los paradigmas. Es la excepción histórica que marca un hito en el devenir de los pueblos. El más grande capital de una Nación, es el tener al frente a un “verdadero” líder trasgresor. Al verdadero SABIO.
Esta comunión de matices queda resumida por Henry Bergson, cuando dice:
“Hay que actuar como hombre de pensamiento y pensar como hombre de acción.”
Los valores compartidos expresan la esencia de una organización. Enmarcan las expectativas, suministran alineación y establecen el fundamento para la transformación y el crecimiento. Al poner énfasis en los valores, el líder señala lo que no cambiará, dándole a su gente un ancla, en una marea de incertidumbre y en un contexto estratégico, para tomar decisiones y acciones que desarrollarán la voluntad colectiva.
EL LIDERAZGO SE SUSTENTA EN LOS VALORES, EN LA ETICA, EN LA CULTURA Y SE MANTIENE EN SUS TESTIMONIOS.
Nada más alejado de la patética imagen de los políticos que hoy nos “gobiernan”. Comenzar a entender la diferencia entre un sabio, un líder estratégico, conductor de un pueblo hacia su grandeza y un simple expoliador de los erarios públicos, es comenzar a entender las verdaderas causas de nuestra degradación como Nación.


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