mercoledì 30 settembre 2015

I nuovi profili web secondo le specifiche CEN


Il Gruppo Web Skills Profiles, costituito nel dicembre del 2006 da IWA Italy (la sezione italiana di IWA/HWG associazione internazionale di professionisti del Web riconosciuta come realtà di standardizzazione dal CEN), e al quale partecipano oltre 200 professionisti, rappresentanti di aziende ed associazioni, ha l’obiettivo di definire i profili professionali del Web, progetto considerato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri una innovazione in ambito nazionale da esportare all’estero, citato all’interno del programma nazionale per le competenze digitali dell’Agenzia per l’Italia Digitale.

Il 30 giugno 2014, con aggiornamento al 31 dicembre 2014, l’Associazione IWA Italy, sezione italiana di IWA/HWG ha pubblicato ufficialmente la versione 2.0 del documento contenente i profili professionali operanti nel Web uniformati secondo le direttive CEN in materia di Generation 3 (G3) European ICT Profiles e basati sul modello e-CF 3.0, nonché le modalità di utilizzo dei medesimi.

I profili sono i seguenti:
profili sono i seguenti:
1.Web Community Manager
2.Web Project Manager
3.Web Account Manager
4.User Experience Designer
5.Web Business Analyst
6.Web DB Administrator
7.Search Engine Expert
8.Web Advertising Manager
9.Frontend Web Developer
10.Server Side Web Developer
11.Web Content Specialist
12.Web Server Administrator
13.Information Architect
14.Digital Strategic Planner
15.Web Accessibility Expert
16.Web Security Expert
17.Mobile Application Developer
18.E-commerce Specialist
19.Online Store Manager
20.Reputation Manager
21.Knowledge Manager
22.Augmented Reality Expert
23.E-Learning Specialist
24.Data Scientist
25.Wikipedian


Il documento ha lo scopo di definire i profili professionali europei ICT di terza generazione che siano maggiormente aderenti al settore del Web, basandosi sul documento “European ICT Professional Profiles (CWA 16458)” e sui documenti relativi a “E-Competence Framework 3.0” (EC-F 3.0) estendendoli a livello mondiale grazie alla rete internazionale di IWA/HWG. Il documento ha lo scopo di supportare il corretto riconoscimento delle professionalità elencate come “profili professionali per il Web” da parte degli attori che agiscono sul mercato nel settore degli skill ICT. In particolare, sono indirizzati a:
•manager ICT, offrendo modelli organizzativi di responsabilità, compiti, competenze e controlli tra i diversi attori (ICT e non);
•professionisti e manager ICT, per definire descrizioni delle posizioni, piani di addestramento individuali e prospettive di sviluppo;
•responsabili delle Risorse Umane (HR manager), per prevedere e pianificare il fabbisogno di competenze;
•manager della didattica e dell’addestramento, per pianificare e progettare con efficacia programmi di studi ICT;
•studenti, per facilitare l’informazione ed il loro orientamento professionale;
•responsabili di ricerca di mercato e strategia, per usare un linguaggio comune con lo scopo di prevedere le esigenze di lavoro e competenze professionali Web in una prospettiva di lungo periodo;
•manager degli Uffici Acquisti, fornendo definizioni comuni per capitolati tecnici efficaci nelle gare nazionali ed internazionali;
•chiunque altro necessiti di un riferimento riconosciuto e accettato nell’ambito dei profili professionali per il Web per la sua professione, la sua azienda, la sua organizzazione.

mercoledì 16 settembre 2015

Le nuove professioni umanistico - digitali (II parte) - Web content manager e dintorni

Ancora nessuno ha osato proporre una teoria simile alla legge di Moore per il lavoro, eppure è curioso come in epoca digitale ogni cinque o sei anni emergano almeno una decina di nuove professioni, prima sconosciute, che surclassano le precedenti e centrate su nuove competenze e nuovi ruoli operativi. Nei primi anni Duemila è stata la volta dei Web designer, degli esperti di marketing online o dei programmatori Php. Oggi la rivoluzione dei mestieri digitali continua, sempre seguendo la tradizione anglofona nel definire le nuove professioni, ma aggiunge un pizzico d'indipendenza al lavoro, un po' di salsa social al piatto e più di una sorpresa in materia di compensi e retribuzioni.
In primis il Web Content Manager è una figura professionale che si occupa della progettazione dei contenuti di siti internet; se nei primi tempi della diffusione della rete questa professione era integrata in quella del webmaster e legata alla conoscenza dei linguaggi di programmazione del Web per permettere l’inserimento di contenuti interattivi (link, video, ecc), oggi è divenuta una figura ben definita che progetta il sito nei contenuti e non si occupa dell'aspetto tecnico di programmazione e della realizzazione grafica.

Tecnicamente è quella figura professionale, presente in molte web agency o nelle grandi aziende che gestiscono in proprio il sito web, che progetta i contenuti del sito passando poi le istruzioni al webdesign e al webmaster. Una figura professionale attuale che in genere ha un'ampia conoscenza del mezzo internet dal punto di vista tecnico, esperta di immagine e della tecnica di scrittura dei testi per il web e dotata di una buona dose di creatività.
Si va dal social media manager al data scientist, dallo storyteller al digital strategist, dal Seo/Sem specialist allo sviluppatore di App, dal content curator al Web designer per siti responsive. In termini assoluti le loro richieste non superano certamente le professioni più classiche che dominano il mercato del lavoro IT e che sono oggi - secondo alcune ricerche sul mercato italiano - principalmente legate al ruolo di programmatore Java o .Net, analista funzionale Sap, esperto Oracle, sistemista Linux, direttore dei sistemi informativi o responsabile della sicurezza IT. Sono, però, figure emergenti. Operano ai margini di funzioni come il marketing, la comunicazione o l'IT e stanno gradualmente guadagnando consensi e un ruolo interno nell'organigramma aziendale.

È il caso del digital strategist, che può anche assumere una posizione di vertice come dirigente con il titolo di Digital Information Officer. È una figura di tendenza e ricercatissima nel mondo dell'executive search, considerata una via di mezzo tra un responsabile delle Operations e un Cio. Guida i processi di migrazione d'impresa verso il mondo delle tecnologie digitali e verso una cultura aziendale e strumenti "2.0" per la produzione, distribuzione e vendita di prodotti e servizi. È ben remunerato, così come è ben pagato lo sviluppatore di app, primo e più ricercato esperto, invece, nel segmento del mobile, attesta Linkedin. L'app developer lavora spesso in maniera indipendente (affiancato talvolta da un esperto di database), arrivando a guadagnare cifre da capogiro. Con un'app di successo, per esempio nel mondo del gaming, può mettersi in tasca anche qualche milione di euro in tempi rapidissimi. Il fatto curioso è che si tratta quasi sempre di figure molto giovani, under 30, senza grande esperienza di lavoro in azienda e una formazione autonoma. Le imprese li cercano, considerandoli spesso più talentuosi guru degli smartphone da impiegare a termine che programmatori da immettere in un ciclo continuo di produzione.

Più orientati verso il mondo aziendale, invece, sono i community manager, i social media manager e gli storyteller. Fanno tutti parte di una medesima famiglia professionale, ma con sfumature diverse a seconda delle competenze. Di estrazione quasi sempre umanistica, si occupano di guidare comunità in aree Web o sulle intranet aziendali, oppure di comunicare verso l'esterno attraverso i social media, pagine Facebook aziendali o Twitter. Mentre per i manager di comunità e di social media esiste una certa continuità e un legame storico con il marketing e la comunicazione, per lo storyteller è diverso. È una figura nuova, più vicina al copywriter o al pubblicitario. Viene impiegato in attività di branding online e gestione della comunicazione di eventi. Traccia percorsi di comunicazione, raccoglie e rielabora tendenze e contenuti sulla base di canali social. Talvolta si sovrappone e affianca il curatore di contenuti (Web content manager), figura meno esposta sui social e più sul fronte classico dei blog e siti aziendali.

Altre figure emergenti, infine, sono quelle degli esperti Seo e i data scientist. Entrambe trattano numeri. I primi perché devono farli lievitare sui siti dei propri clienti: grazie a tecniche di ottimizzazione per i motori di ricerca e campagne di marketing ad hoc catturano i visitatori aumentando l'effetto attrattivo di un brand, di un sito o di un'iniziativa basata su Internet. Il secondo, tra i più ricercati in rete, è invece un "matematico dell'informatica". Analizza le informazioni provenienti dalla rete o da altre fonti e trova correlazioni e modelli d'interpretazione dei dati per assistere il business e suggerire nuove linee di sviluppo. È richiesto nel mondo della finanza e delle Tlc, in quello del gaming e nel segmento dell'e-commerce. Ha un background universitario, ama giocare con database e linguaggi di programmazione e viene considerata la figura chiave del futuro, quando per fare business sarà sempre più necessario districarsi tra i big data.


mercoledì 2 settembre 2015

Le nuove professioni umanistico-digitali (I parte): l' E- Reputation Manager

Non solo ingegneri nel mondo del lavoro sul web. Reputation Manager, Global Content Manager, web skills profiler: sono tante le nuove professioni digitali che non sono appannaggio esclusivo dei tecnici o degli informatici. Anzi, spesso le competenze più richieste hanno a che fare con una preparazione umanistica visto che chi si occupa di web e aziende, soprattutto su scala mondiale, deve conoscere e comprendere le diverse sensibilità, paese per paese.

Come spesso avviene per le professioni legate all’ambito digitale, risulta complicato definire i confini di un profilo rispetto a un altro, considerando quanto sono interconnessi e in certi casi sovrapponibili tra loro. Così anche quello dell’E-reputation Manager risulta un ruolo piuttosto variabile per funzioni attribuite, a seconda della realtà entro cui è inserita la figura.

In linea di massima è definibile come un ibrido fra un analista e un addetto alle pubbliche relazioni: da una parte deve conoscere le dinamiche sociologiche e antropologiche al fine di analizzare la situazione, dall’altra le dinamiche relazionali e comunicative in modo da intervenire per gestire la conversazione.
L’E-reputation Manager è la figura che si occupa di monitorare ed estrarre dall'universo online le conversazioni rilevanti sulla base di una lista di parole chiave, le analizza per individuare i trend, gli influencer (soggetti coinvolti nella conversazione che detengono un potere sociale più importante degli altri, influenzandoli) e le crisi (conversazioni critiche sul prodotto o sul brand, fondate o meno) e interpreta i dati per offrire spunti strategici all’azienda.

Le metodologie che l’E-Reputation Manager è chiamato a mettere in campo per svolgere il proprio mestiere sono diverse, ma tutte possono essere accomunate in questa procedura:

- il crawling, l'estrazione delle conversazioni che presentano specifiche keyword predefinite (es. il brand);

- l'indexing, cioè l'indicizzazione delle conversazioni in un archivio (database) che è possibile interrogare;

- data mining, tutte quelle operazioni sul database finalizzate all'aggregazione/disaggregazione dei dati in funzione di parametri definiti (es. tempo, area geografica, persone coinvolte nella conversazione, tipologia di sito web, ecc.);

- l'analisi/interpretazione umana;

- definizione di un'azione sulla base della conoscenza acquisita nelle precedenti fasi.

Riassumendo, l’E-reputation Manager agisce per monitorare le conversazioni in rete, analizzarle e interpretarle, agire per influenzarle.

Non esiste un percorso formativo specifico, i professionisti possono arrivare da studi in comunicazione o marketing, sociologia, antropologia, filosofia. La formazione universitaria in questo ambito specifico non offre ancora corsi ben definiti quindi la via migliore resta comunque una formazione verticale - per esempio un master - coniugata a uno stage presso una delle realtà più solide del mercato dove è possibile apprendere concretamente il mestiere.

Fra le competenze che possono fare la differenza in questa professione sono quelle connesse a studi etnografici, l'utilizzo di software di network analysis e data visualization, nozioni di statistica, conoscenze sulle API (Application Program Interface) e dei principali Social Network (come Twitter o Facebook), oltre a una capacità di analisi degli usi linguistici e semantici del web.
Solitamente è una figura collocata all’interno in un’agenzia specializzata nell'analisi delle conversazioni online oppure in una Social Media Agency in cui l'aspetto strategico e operativo è frutto di un' approfondita fase analitica delle conversazioni.

In ambito strategico l’E-reputation Manager lavora a stretto contatto con il Digital Pr e il Community Manager occupandosi di analisi, interpretazione, reportistica e consulenza all’azione strategica in ambito web reputation.