lunedì 25 luglio 2016

Web 2.0 e la nascita del nuovo consumatore digitale: il PROSUMER

Negli ultimi anni il web, con la sua evoluzione da contenitore di informazioni (web 1.0) a strumento di interazione e relazione (web 2.0) ha profondamente trasformato le dinamiche socio-economiche e politiche che regolano la nostra quotidianità. E non solo. Ha rivoluzionato il paradigma della comunicazione e le sue regole di base. I Social Media hanno cambiato le regole della comunicazione e del marketing: le relazioni e gli affari si fanno e mantengono sempre di più nel mondo digitale.
Nel 1967 Paul Watzlawick, psicologo e filosofo austriaco naturalizzato americano, insieme ad altri studiosi della Scuola di Palo Alto (California), pubblicò il testo “Pragmatica della comunicazione umana” all’interno del quale definì gli assiomi della comunicazione: il primo assioma dice che è impossibile non comunicare, qualsiasi interazione umana è una forma di comunicazione, qualsiasi atteggiamento che un individuo assume è portatore di un significato per gli altri.
Se “non comunicare” è impossibile, comunicare male significa trasmettere un messaggio sbagliato di sè stessi.La comunicazione on-line è cambiata dal web 1.0 al web 2.0, se prima era necessario avere un sito almeno istituzionale, ora con il traslare della comunicazione verso il web 2.0 e i contenuti social è fondamentale comunicare in maniera globale, per sfruttare tutte le potenzialità e i vantaggi della social communication e della condivisione dei contenuti.
Il Web 2.0 non è un software né un nuovo protocollo. L'equivoco, potrebbe sorgere da quel “2.0”: una cosa che ricorda la modalità di denominazione di nuove versioni di un software ma da un punto di vista strettamente tecnologico, la seconda versione di Internet è del tutto equivalente alla prima. La differenza sostanziale risiede nell’approccio con cui gli utenti si rivolgono al Web: dalla semplice consultazione passiva dei contenuti alla produzione dinamica e attiva di pagine web e informazioni che vanno ad arricchire, popolare e alimentare la Rete. Non si tratta quindi della semplice consultazione delle e-mail, dell’uso dei motori di ricerca, della navigazione lineare del Web, bensì di una partecipazione interattiva alla pubblicazione di contenuti sul Web attraverso un maggior coinvolgimento degli utenti, che scrivono commenti, lasciano feedback e aprono diari personali on-line. Il Web è ora Live Web, composto da una parte dinamica e in costante aggiornamento. La nuova versione del Web riflette dunque la democratizzazione dei media, i cui contenuti sono accessibili e alla portata di tutti attraverso le nuove tecnologie. Esso è diventato un posto dove le persone possono pubblicare materiale e scambiare foto personali, possono creare legami e tenersi in contatto con gli amici, possono invitare altri ad ascoltare la loro musica, discutere insieme ad altre persone degli argomenti più svariati, non solo parlando di se stessi e delle cose che amano, ma pubblicando anche recensioni di notizie attuali (le quali talvolta generano commenti che portano le persone a instaurare legami virtuali stretti) quasi come se stessero discutendo seduti a un bar. Inoltre nella struttura del Web 2.0 vigono i principi di libera competizione e collaborazione propri dei sistemi Open Source: rispettando le stesse norme legali e a parità di know how, chiunque può prendere parte alla rete e lo scambio di informazioni utente–utente svela .
Il fenomeno del Web 2.0 sembra rappresentare la capacità di milioni di persone, che non sono programmatori, di utilizzare le potenzialità del web per inventare cose nuove e per socializzare in modo nuovo: si tratta quindi di creare un prodotto che sappia offrire agli utenti uno strumento di relazione attraverso la condivisione di contenuti.
In questi ultimi anni, si sta assistendo nel panorama tecnologico allo sviluppo e alla diffusione di strumenti che spiccano per nuove funzionalità e disponibilità; si pensi al Web 2.0, alle community virtuali, ai blog, alle enciclopedie multimediali libere e ai mondi virtuali in 3D. Tali innovazioni tecnologiche permettono che il rapporto fra utente/consumatore e produttore/distributore evolva fino a tradursi in un vero e proprio collaborazionismo, nonché nella personalizzazione del contenuto e delle forme dei prodotti (beni o servizi) offerti. Dalla mass customization si passa ad una nuova concezione della catena del valore focalizzata sull’utilizzo delle nuove tecnologie, le quali consentono al consumatore di intervenire con propri contributi nelle diverse fasi di realizzazione e commercializzazione del prodotto/servizio offerto dall’impresa. La competitività delle imprese, sempre più attente all’evoluzione della domanda, oggi è fondata non solo sull’ascolto del consumatore, ma sulla capacità e possibilità di coinvolgerlo nella progettazione del prodotto o servizio; si è giunti, dunque, ad una enfatizzazione del concetto di prosumer, termine usato per indicare che i consumatori non sono solo semplici attori passivi ma diventano veri e propri consumatori consapevoli e, in molti casi, addirittura produttori. Le prime esperienze e i primi test di “partecipazione” si possono effettuare on-line, magari in un blog o in un mondo virtuale in cui il potenziale consumatore viene invitato a presiedere ad eventi o convention virtuali organizzati dalle imprese e, successivamente, a divenire parte attiva della fase di progettazione del prodotto. Tali considerazioni fanno riflettere sui bisogni dei nuovi consumatori “digitali” che, tra le loro caratteristiche, hanno la necessità di “essere connessi” alla rete. Senza voler esasperare i concetti, è facile sostenere che nell’attuale realtà la lettura della posta elettronica e/o la connessione al sito preferito per le principali notizie quotidiane sono diventate quasi condizioni necessarie cui è difficile rinunciare.