lunedì 20 maggio 2013

Verso una società della conoscenza - dal Libro Bianco 2009



Le nuove tecnologie hanno migliorato la qualità della vita. Ancora non pienamente valutabili sono i progressi nei prossimi decenni nel campo della tecnologia della informazione e comunicazione, delle biotecnologie, della genomica, della ricerca biomedica, dei nuovi materiali. La diffusione delle tecnologie è favorita dalla crescente globalizzazione e dalla caduta dei loro costi e spinge alla adozione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro.
La novità di questo tipo di cambiamenti, rispetto ai progressi registrati nei secoli scorsi, sta soprattutto nella velocità con cui si producono conseguenze sulla società. Un impatto che determina profonde trasformazioni della vita quotidiana non solo negli aspetti medici e tecnologici, ma anche in quelli delle relazioni sociali e familiari.
La rivoluzione digitale ha un carattere che inevitabilmente segna lo sviluppo delle relazioni umane e interpersonali. La rete Internet non è solo un insieme di interconnessioni tra punti di accesso. È soprattutto una nuova forma di socialità attraverso cui diventa possibile formare nuove relazioni libere dal vincolo territoriale. Non possono tuttavia essere trascurati i comportamenti patologici che si manifestano soprattutto nei più giovani.

Le tecnologie del calcolo e della comunicazione hanno determinato il superamento di sistemi organizzativi rigidamente verticali dove i lavoratori sono stabilmente chiamati a svolgere mansioni predeterminate per uno stesso datore di lavoro. La rivoluzione digitale ha indotto la possibilità che imprese diverse operino in rete favorendo la specializzazione produttiva, le esternalizzazioni e anche fenomeni di delocalizzazione.
Risulta oggi più efficiente per ciascun operatore concentrarsi sulla propria attività principale e approvvigionarsi, in qualunque parte del mondo, da soggetti terzi dotati di un prezioso know how immateriale ed organizzativo. Ciò non soltanto per i servizi di logistica, il facility management, l’amministrazione, i sistemi informativi, la commercializzazione dei prodotti ma anche per funzioni centrali e altamente specialistiche prossime al cuore del processo produttivo aziendale.
Anche per le piccole e medie imprese la logica di rete e il ricorso al know how organizzativo e gestionale di imprese specializzate risultano sempre più decisivi per sopravvivere nel medio e lungo periodo in un contesto economico e sociale in continua evoluzione. Si sono peraltro formate vere e proprie “multinazionali tascabili” che hanno consentito alle manifatture tradizionali di organizzarsi flessibilmente nella dimensione globale conservando e sviluppando nel territorio di origine le funzioni più intelligenti cui corrispondono professionalità non sempre immediatamente disponibili.
Aumenta l’autonomia del lavoratore nella realizzazione delle proprie mansioni e progressivamente si stemperano i rigidi vincoli di subordinazione gerarchica e funzionale. Il prototipo del lavoro subordinato standard non è più la fattispecie di riferimento, nella prassi operativa come nella legislazione sul lavoro. Emergono nuove forme e tipologie di lavoro a forte contenuto auto-imprenditoriale. Cresce la domanda di servizi di cura alla persona e la relativa offerta è spesso inadeguata per quantità e qualità esprimendosi ricorrentemente in forme irregolari.
I cambiamenti qui sommariamente descritti hanno un forte impatto non solo sul funzionamento dei sistemi di relazioni industriali ma, prima ancora, sulla composizione della forza lavoro, sulla qualità e sulla durata nel tempo dei rapporti di lavoro, sui rischi e la sicurezza negli ambienti di lavoro.
Sono trasformazioni che continueranno anche dopo la crisi economica in atto.
L’elemento di costo e la qualità del capitale umano sono i fattori di produttività e di competitività che determinano le decisioni di organizzazione e di localizzazione delle imprese. E sono trasformazioni che investiranno anche i settori protetti dalla competizione, come quello dei servizi pubblici.

Il futuro occupazionale e previdenziale dei nostri giovani si costruisce qui.
Lavorando sulla qualità del sistema educativo e sul quel gioco di anticipo che consenta, attraverso un effettivo raccordo tra scuola e impresa, un tempestivo ingresso nel mercato del lavoro. Sensibilizzando il sistema produttivo sulla valenza culturale e di prospettiva della accettazione delle generazioni in fase di apprendimento all’interno delle proprie strutture, per valorizzare al massimo la capacità formativa della impresa, sino a oggi sottovalutata da tutti gli attori del mercato.

Proteggere e dare sicurezze significa individuare e prevenire quelli che sono oggi i nuovi fattori di rischio e di debolezza. Governare le nuove patologie. Offrire un orizzonte di umanità e dignità. Contrastare le nuove fonti di diseguaglianza sociale. Costruire reti di relazioni tra individui e comunità evitando la solitudine.
Promuovere solidi percorsi di inclusione garantendo a tutti pari opportunità di accesso. Organizzare prestazioni di beni e servizi e non solo erogazioni monetarie. Disegnare nuove politiche che non si limitino a erogare passivamente tutele e sussidi, di tipo risarcitorio o assistenziale, a chi esce dalla condizione di soggetto attivo.

I sistemi di istruzione e formazione devono adattarsi ai bisogni individuali, rafforzare l’integrazione con il mercato del lavoro, rendere trasparenti e mobili le qualifiche, migliorare il riconoscimento dell’apprendimento non-formale e anche di quello informale.


Dal “Libro Bianco sul futuro del modello sociale – La vita buona nella società attiva”, Ministero del lavoro, della salute e delle Politiche sociali, 2009.
Il libro nella sua versione integrale è scaricabile dai siti www.lavoro.gov.it e www.ministerosalute.it

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