Quasi un italiano su due è vittima di crimini
commessi on line, che sono comunque reali e come tali vanno considerati. Ad
ogni modo, per quanto ad essere colpiti possano essere singole persone, aziende
o interi settori industriali e provocare allo stesso tempo danni ingenti, non
vengono ancora considerati una vera e propria emergenza a cui far pronte.
Secondo i dati di una recente ricerca del Clusit,
l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, sono in costante aumento
furti di dati e ricatti, soprattutto attraverso i social network: circa il 50%
degli internauti è stato in qualche modo vittima di minacce informatiche. La
ricerca si riferisce ad un campione di 1600 incidenti ritenuti rilevanti,
avvenuti degli ultimi due anni, e mette in evidenza come la frequenza di tali crimini
sia aumentata quasi del 300% in un solo anno.
Il tema della protezione dei dati e della sicurezza
in rete è uno dei temi centrali dell’Agenda Digitale Europea, che fornisce in
merito indicazioni su quanto l’Unione europea
raccomanda ai suoi stati membri.
Nel periodo 2007-2013, all’Italia sono stati
assegnati per l’innovazione ICT quasi 60 miliardi di euro, di cui ne sono stati
spesi solo 20. La PA investe in infrastrutture informatiche, circa ‘solo’ 10
miliardi all’anno, con il risultato però che siamo all’ultimo posto per servizi
erogati, dietro Grecia e Cipro.
Altro nodo focale per la sicurezza ICT è la rete
pubblica di connettività, di cui l’Agenda Digitale Italiana sta ridisegnando
l’intera infrastruttura. In un momento d criticità occupazionale giovanile, l’area
del digitale potrebbe dare reali opportunità lavorative, in quanto si è
calcolato che già ad oggi mancano in Europa 200.000 persone con competenze digitali
adeguate.
Per quanto riguarda il mercato della sicurezza, si
può dire che in Italia costituisce il 5% del mercato IT. Nell’ambito pubblico,
le Amministrazioni centrali risultano abbastanza sicure, mentre le piccole
Amministrazioni locali hanno dei livelli di sicurezza ancora piuttosto bassi.
Anche nel privato però ci sono notevoli differenze, soprattutto a livello di
consapevolezza, tra le grandi, le medie e le piccole aziende. I settori in cui
si investe maggiormente comunque sono:
Compliance, Disaster Recovery, Business Continuity, Governance e Audit.
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