Il sistema di content
and document management, integrato al sistema di unified communication, pone le
basi per il Knowledge Management System. In un KMS adeguato non deve mancare la
possibilità che il singolo utente del sistema, oltre a poter accedere da ogni
luogo e con ogni mezzo, possa organizzare i documenti e le informazioni a suo
uso e consumo, suo e del proprio team, a prescindere da come l'azienda ha
necessità di gestire ed archiviare informazioni e documenti. Ad esempio, si
dovrebbero avere cartelle personali e di gruppo dove aggregare e-mail,
documenti e bookmarks (tutto sempre come "link" agli originali)
reperibili dai vari "silos" aziendali o da applicazioni specifiche
come il Protocollo Informatico, reperibili con un unico e potente motore di
ricerca full-text tradizionale o più avanzato, di tipo semantico. Notevole
importanza è data anche alla semplicità d'uso, all'ergonomia dell'interfaccia
grafica, perché la complessità di un KMS è tale che non sempre ne risulta
semplice l'utilizzo, specie quando il KMS è composto aggregando ed integrando
molteplici tecnologie. Si stanno affermando tecnologie dove non si parla più di
Graphics User Interface (GUI) che di User Experience. Se l'azienda può trovare
oggi nel Corporate Portal la sua corrispondente Azienda Virtuale, la persona (o
meglio il knowledge worker) trova nel Virtual Desk il suo posto di lavoro
ideale da dove poter governare ed utilizzare al meglio il patrimonio di
informazioni e documenti, la comunicazione diretta ed indiretta, le proprie
attività aziendali e personali. Dal Virtual Desk si deve poter accedere con
facilità anche al DashBoard di interesse che riguarda il core business, agli
strumenti di reportistica, di studio e analisi dei dati dove poter trarre
informazioni utili, strategiche, importanti da poter condividere e depositare
nel KMS. Grazie a tecnologie innovative, oggi è possibile avere sistemi di
Business Intelligence rapidi, efficaci, che consentono una navigazione negli
stessi senza schemi precostituiti, che riescono quindi a seguire l'analista del
business nei suoi ragionamenti che, man mano che consulta e seleziona dati,
attiva processi cognitivi diversi ed originali. In questo scenario si stanno
affermando le nuove soluzioni fruibili via internet gratuite o in modalità pay
per use, che per comodità potremmo tradurre in "noleggio operativo, paghi
quanto consumi". Se qualche anno fa ha avuto un certo successo
l'outsourcing, cioè il demandare ad aziende specializzate la gestione di tutto
o parte del proprio sistema informativo, oggi l'outsourcing lo ritroviamo
concettualmente riproposto sotto forma di cloud computing che altro non è,
appunto, che una nuova forma di outsourcing, cioè di affidamento a terzi di
alcune componenti del proprio sistema, cercando di avere più vantaggi che
svantaggi. Le tecnologie evolvono sempre più rapidamente ed il ciclo di vita delle
competenze è sempre più breve, è quindi sempre più difficile essere aggiornati
e stare al passo con l'innovazione. Se a questo aggiungiamo le ristrettezze
economiche che non consentono investimenti in formazione come sarebbe
necessario, abbiamo una situazione particolarmente critica in cui le aziende
hanno sempre la necessità di dover spendere meno, la sensazione di non essere
mai aggiornati a sufficienza, che c'è sempre una qualche innovazione
tecnologica vissuta come una chimera, una panacea di tutti i propri mali.
Diventa vitale che l'antico "fornitore di informatica" si trasformi
in consulente, vero e proprio partner del cliente, capace di capirne il
business, il linguaggio e le sue esigenze al fine di varare congiuntamente
progetti per migliorare le prestazioni e la redditività, per ottenere il
miglior rapporto costi/benefici dalle soluzioni adottate. Il fornitore-partner
dovrà assicurare il ruolo di "cuscinetto" tra il cliente e le
tecnologie, garantendone la conoscenza, la padronanza, la disponibilità per il
cliente sia in modalità SaaS (Software as Service), quindi secondo le nuove
tendenze del "cloud computing", ma sempre assicurando che le risorse
hw e sw siano dedicate al cliente, con gli archivi separati, la sicurezza ai
massimi livelli, oppure in modalità in-house, semplificando le strutture hw e
sw, limitando il numero di piattaforme da gestire, magari con un servizio di
"soft-outsourcing" cioè di gestione complessiva dei sistemi del
cliente da parte del fornitore ma a casa del cliente stesso.
http://www.infooggi.it/articolo/sistemi-integrati-di-content-management/42349/
Nessun commento:
Posta un commento