Le Banche del Tempo (BdT) nascono nei primi anni novanta con delle finalità specifiche che possono essere così sintetizzate:
• promuovere scambi di prestazioni finalizzati alla soddisfazione sia di esigenze pratiche, sia di bisogni di arricchimento culturale e di allargamento delle relazioni sociali;
• facilitare la conciliazione dei tempi del lavoro retribuito con quelli del lavoro di cura familiare,
• valorizzare competenze e vocazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere inespresse sostenendo così percorsi di rafforzamento dell’autostima personale;
• organizzare momenti e spazi di incontro, di comunicazione, di scambio intergenerazionale e interculturale;
• contribuire al superamento di condizioni di isolamento, solitudine, emarginazione culturale e sociale.
L’esperienza delle BdT italiane ha una sua connotazione originale e un’elaborazione che non nascono per fare fronte ad una crisi sociale ed economica, come era accaduto nell’esperienza dell’Europa del Nord, ma da principi di costruzione di legami sociali e da una riflessione delle donne degli anni 80 sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Da queste premesse le BdT italiane si sviluppano su tre elementi:
• Le donne come levatrici di banche del tempo.
• Il tempo come valore di scambio.
• Lo scambio paritario e la reciprocità.
La “regola di fondo che vige in tutte le BdT è lo scambio”, come sinonimo di reciproca convenienza, e di socializzazione, che favorisce anche la messa in comune di saperi e conoscenze. Le attività di scambio possono essere suddivise in due grandi aree: la prima, la prevalente, è composta dalle prestazioni minute che riguardano lo svolgimento della vita quotidiana (ad esempio riguardo alle relazioni con gli enti pubblici, e al tempo libero in compagni); la seconda, riguarda lo scambio dei saperi, cioè, il baratto delle conoscenze che le singole persone possiedono. Questo secondo tipo di scambi mette sullo stesso piano saperi esistenti sul mercato (computer, lingue, pittura, fotografia…) e saperi “fuori mercato”, nel senso che ad essi non è attribuito valore economico.
La Banca del Tempo può essere definito uno spazio di apprendimento relazionale in cui si apprende a essere, a vivere insieme. Si apprendono, attraverso scambi paritari, nuovi comportamenti, attitudini e valori, come il mutuo aiuto, la valorizzazione delle persone, delle loro capacità e differenze, la reciprocità e lo scambio nella relazione fra le persone. In altre parole apprendere a aver fiducia e sviluppare un sentimento di appartenenza e sicurezza.
Inoltre nella banca del tempo si impara a ripensare e modificare i nostri modi di vita nella comunità, lungo un percorso di cittadinanza attiva che si va via via costruendo. Questo apprendimento va approfondito mentre si avanza verso un processo collettivo orientato al cambiamento sociale.
Ogni persona ha la possibilità di conoscere il meglio di sé nella relazione e nello scambio con altre e altri, scoprendo e valorizzando talenti, competenze, caratteristiche. In questo senso si può dire che si tratta di un contesto favorevole all'autoformazione. Apprendiamo in interrelazione fra noi, in un clima fuori dagli schemi, non strutturato, di conversazione, di dialogo, di scambi di idee e esperienze, dividendo con gli altri ciò che sappiamo fare, le nostre idee, i nostri pensieri, condividendo in questo modo la convinzione che tutti facciamo le stesse cose.
La Banca del Tempo si afferma in questo senso come uno spazio aperto di apprendimento dove i nostri saperi si costruiscono e ricostruiscono attraverso la relazione sociale.
http://www.infooggi.it/articolo/una-banca-dedicata-al-tempo/53652/
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